CAPUA, PALAZZO FAZIO, VIA SEMINARIO N.10, mercoledì 30 maggio 2007, ore 18,30 incontro con
RAFFAELE LA CAPRIA. Nel corso della serata verrà presentato il suo ultimo libro: “Guappo e altri animali” (Mondadori).
Un nuovo importante appuntamento con la Rassegna “Napoli tra le righe”, organizzata dalla libreria Uthòpia e dalla Cooperativa Capuanova, si terrà a Capua a Palazzo Fazio mercoledì 30 maggio alle 18,30. Ospite della rassegna sarà, infatti, lo scrittore napoletano Raffaele La Capria. Nel corso della serata, in anteprima nazionale, verrà presentato il suo ultimo libro edito da Mondadori “Guappo e altri animali”. Raffaele La Capria, nato a Napoli nel 1922, è senz’altro uno dei maggiori scrittori italiani viventi. Con Ferito a morte vince il premio Strega nel 1961. Si stabilisce a Roma nel 1950, dopo essere stato, nell’immediato dopoguerra, uno degli animatori della rivista “Sud”. Tra le sue opere ricordiamo Amore e Psiche (1973), La neve del Vesuvio (1988), L’occhio di Napoli (1994), Cinquant’anni di false partenze (2002), L’estro quotidiano (2005), L’amorosa inchiesta (2006). È vero che da ogni scrittore si potrebbe trarre il suo proprio, personalissimo bestiario, rintracciabile nelle sue opere o nascosto nel suo inconscio. Prima di trovarsi di fronte alle pagine che presentiamo, difficilmente si sarebbe pensato a La Capria come a uno scrittore “animalista”. E invece adesso possiamo dire che pochi scrittori hanno dimostrato verso gli animali tanta partecipe tenerezza, tanta simpatia nel senso etimologico di capacità di patire insieme. Un’empatia che si esercita verso le creature più tradizionalmente “amiche dell’uomo”, come il fedele e amatissimo cane Guappo, ma anche verso quelle più apparentemente aliene. Per esempio, la privazione della libertà che provoca il nobile avvilimento di un felino dietro le sbarre è la stessa che sconvolge il muto destino di un pesce dietro la lastra vetrata di un acquario; la sofferenza che vela lo sguardo supplice di un cane non appare meno ingiusta quando sfolgora sotto la palpebra rugosa di una civetta. Messi l’uno dopo l’altro questi brani, tra i quali si riconoscono facilmente alcuni luoghi classici della produzione lacapriana, acquistano una luce nuova. Sprigionano tanta forza nel mettersi dalla parte degli ultimi, degli esseri che non hanno la parola per farsi udire, che la prosa di La Capria sembra allargarsi ad abbracciare una forma di comunicazione più vasta, l’empatia profonda che mette in armonia l’uomo con tutte le altre creature.