Alle ore 13.40 del 27 aprile abbiamo ricevuto il “Programma Santulli sindaco”. Alle ore 18.00 dello stesso 27 aprile procediamo alla pubblicazione. Si tratta di un Programma per la costruzione di un Nuovo Sud, il Rinascimento della città normanna, antico capoluogo della Liburia, e la realizzazione di una “GRANDE AVERSA” .
IPREMESSA POLITICA I corsi e ricorsi storici hanno riproposto per “Aversa la Nor-manna” il periodo “medievale” dei nostri tempi. Il “Medioevo”, nella accezione comune, fino a qualche anno fa, era considerato un “periodo buio”. Ma solo perché non si conosceva-no fatti storici che, con i recenti studi, lo hanno “illuminato”. Oggi possiamo dire che il “Medioevo” ha avuto le sue luci e le sue ombre. Quello vissuto negli ultimi anni dalla nostra città è stato senza dubbio un periodo abbastanza buio ma, nel rivivere la Storia, possiamo di-re che qualche “luce” si è pur vista. Bisogna, però, che le forze sane della città , almeno quanti fino ad oggi, privilegiando le proprie attività non hanno donato una parte del proprio tempo alla collettività, si rimbocchino le maniche e diano avvio al nuovo “Umanesimo e Rinascimento”! A questo punto della Storia, Aversa è stata fondata, si è “formata” ed è sta-ta condotta ad una certa “normalità”. Ora occorre un “salto di qualità” mettendo al centro delle azioni amministrative “l’Uomo”, così come auspicato dal Santo Padre Benedetto XVI, realizzando un nuovo “Umanesimo” con l’abbinamento “storico” di un nuovo “Rinascimen-to” per la costruzione finale di un “Nuovo Sud”. Dar vita ad una “Coalizione Alternativa”, partendo dal “Libero” arbitrio, scevro da condizionamenti extracittadini, significa mettere fianco a fianco uomini e donne con o senza esperienze politiche, anche vissute in opposti schieramenti, ma particolarmente di estrazione “Moderata”, “Democratica” e “Cristia-na”, con la stella polare di una più giusta “Socialità“ che, facendosi forti delle proprie espe-rienze professionali, umane e, perché no, anche politiche, possano condurre Aversa a vedere concretizzate tutte le sue nobili ed antiche vocazioni. Significa, cioè, realizzare LA “GRANDE” AVERSA. “Riorganizzazione della città perché Aversa diventi nodo di una rete” Per la città non servono, banalmente, più soldi ma occorre un’azione che riformi profondamente il suo modo di funzionare, che sappia ridisegnare la mobilità, gli orari, i ser-vizi, la vivibilità, l’estetica; che usi le grandi potenzialità dell’innovazione telematica. Nella città servono, paradossalmente, i cittadini: almeno quelli che negli ultimi tempi sono stati praticamente espulsi dai centri antichi per la fatiscenza sempre più evidente. Ma la chiave del successo di una grande strategia sta probabilmente nelle capacità di prescindere dagli in-teressi particolari ovvero di sollecitarli facendo una mediazione tra i vari interessi per giun-gere al “bene comune”. Si tratta, in effetti, per mutuare una espressione oggi abusata, cioè di trovare lo “interesse sostenibile”. Occorre ricercare il dialogo fra Governo delle Ammini-strazioni sovraordinate e Città, Città ed Imprenditori, Imprenditori e Lavoratori, Pubblico ed Utenti privati attraverso la condivisione di obiettivi ed il coordinamento di azioni. Mettendo “in equilibrio”, quindi, i vari “interessi” e trovando, infine, lo “interesse comune” ovvero lo “interesse sostenibile” cioè l’unico interesse utile per il bene della Città. E’ evidente, quin-di, che tutto lo sviluppo della città non può che essere incentrato su una programmazione contrattata tra tutti : Organi Istituzionali e cittadini che partecipano al processo produttivo. Aversa ha grandi potenzialità. È Terra colma di beni culturali con una Storia gloriosa fin dal-la fondazione della città. È sicuramente già nodo ferroviario. È sede di localizzazione di funzioni di primo livello quali le università e scuole di ogni ordine e grado ma anche di si-stemi di attrezzature quali zone commerciali specializzate ed è il nucleo di una potenziale grande città in grado di veder realizzato un sogno come fu per New York oltre cento anni fa.
Il sogno realizzatosi a New York fu riportato in un articolo di Mauro Calamandrei sui 100 anni di quella città dal titolo: “La città imperiale verso il terzo millennio”. Testualmente si leggeva: New York compie cent’anni. La città che è diventata sinonimo di tutto quello che c’è di meglio e di peggio nella vita moderna, era stata inventata la notte di capodanno del 1898, fra discorsi, spari di cannoni e fuochi di artificio, col matrimonio fra l’isola di Man-hattan, la città autonoma di Brooklyn e i quartieri di Queens, Bronx e Staten Island. Ad un secolo di distanza è difficile non ammirare la lungimiranza di quei primi esponenti della cit-tà. Il trionfo della loro strategia dimostra ancora una volta che le grandi città sono creature dell’immaginazione e della volontà degli uomini almeno quanto del convergere di forze na-turali e di circostanze. Negli ultimi decenni del secolo scorso non c’è dubbio che le città so-no state il motore della storia, ma i due centri con maggiori probabilità di diventare la me-tropoli più importante sembravano essere Filadelfia e Chicago. La prima era stata la culla della repubblica ed era allora la sede d’importanti istituzioni artistiche e culturali e di al-cuni dei più potenti gruppi finanziari e industriali; mentre Chicago sembrava il centro me-glio preparato a dominare il futuro perché era il punto di convergenza di laghi, canali e fer-rovie ed il fulcro di una delle regioni più ricche di risorse naturali del mondo. New York in-vece era un’isola rocciosa in una zona priva di risorse particolari. Però aveva la fortuna di avere cittadini decisi a farla diventare “la città imperiale”.Bisogna mutuare l’atteggiamento dei cittadini di New York: per il rilancio della città occorre realizzare la “Grande Aversa”. Esaltare la cultura ed il turismo, nonché l’artigianato ed il commercio intimamente indotti da quelli, avendone la città normanna tutte le premesse essendo intrinseche ad Aversa le carat-teristiche di: “città normanna” (da Aversa partì la civiltà normanna che portò a Federico II detto lo Stupor Mundi), “città della musica, del commercio e dell’artigianato” (città nata-le di Cimarosa, Iommelli ed Andreozzi nonché “patria” della mozzarella, delle scarpe, della “polacca”, della “pietra di S. Girolamo” etc.), “città degli studi” (sede delle facoltà di Ar-chitetura ed Ingegneria nonché di scuole secondarie di ogni tipo di “specializzazione” con una antica tradizione di studi classici ma con una presenza di indirizzi scientifici e tecnici tra i più completi in Campania). Bisogna partire dalla considerazione che Aversa, sin dalla sua fondazione, viveva in sinergia con i “suoi” borghi (Tuberola, Luxanum, S. Nicola a Piro – Casaluce ecc.) essendo nata essa stessa dalla acquisizione da parte di Rainulfo Drengot del borgo Sancte Paulum at Averze. Tra Aversa, Teverola, Casaluce, Carinaro, Cesa, e Grici-gnano ecc. non ci sono più, già da alcuni anni, soluzioni di continuità: è naturale pensare, quindi, la fondazione di una “Grande Aversa” mediante l’aggregazione dei summenzionati Comuni ottenendo una città di oltre centomila abitanti e, conseguentemente, ben degna di essere capoluogo della oggi tanto agognata Provincia di Aversa. Secondo le nostre valuta-zioni urbanistiche, supportate dalla legislazione vigente, la “Grande Aversa”potrebbe effet-tivamente costituirsi con grande giovamento non solo degli aversani ma anche per i cittadini dei Comuni contermini che, sempre godendo dell’autonomia prevista dal comma 2 dell’art. 15 del T.U. sull’ordinamento degli Enti locali, potrebbero costituire una città di “grandi di-mensioni” (di cui, di fatto, già fanno parte!) con tutti i vantaggi e le potenzialità che questo comporta ( più peso in tutte le contrattazioni e maggior coesione nelle scelte e nelle gestioni che oggi richiedono la formazione di consorzi ad hoc). Ciò senza escludere la costituzione della Provincia di Aversa per la quale da anni si batte, meritoriamente, l’apposito Comitato. Ma “unire” per concentrare gli sforzi sui grandi temi di interesse comune, sarà solo un passo successivo. Almeno dopo che si sarà realizzata la costituzione delle Circoscrizioni che può essere utile per decentrare i problemi circoscrivibili ad un ambito ristretto quale è, appunto, la Circoscrizione. In un primo tempo si potrà unicamente “decentrare” alcuni servizi e, suc-cessivamente, procedere alla vera e propria costituzione delle Circoscrizioni. Tenendo conto di alcuni fattori, quali la concentrazione della popolazione residente in alcuni ambiti, la for-mazione “storica” degli agglomerati urbani ecc., possiamo esprimere una vera e propria pro-posta di delimitazione dei confini delle Circoscrizioni ( o Rioni) che, anche in ossequio alla “memoria storica” abbiamo voluto così nominare: S. Paolo-Centro Normanno; S. Loren-zo; Savignano; Annunziata; Cirigliano. Le delimitazioni dovrebbero dare un dato demo-grafico di popolazione residente di circa 10.000 abitanti per ogni Circoscrizione o Rione che dir si voglia. Si avrà, così, un funzionamento della città per “mini Comuni”, assimilabili pro-prio ai Comuni di Casaluce, Teverola, Carinaro, Gricignano e Cesa che, quindi, potendo funzionare come Circoscrizioni della Grande Aversa, chissà, potrebbero anche aderire ad una vera e propria “fusione” senza sentirsi privati del proprio “campanile” e dei propri rap-presentanti politici. Il sogno che fu realizzato a New York potrebbe rimaterializzarsi per A-versa Normanna! Aversa, accresciuta di dimensioni ed importanza strategica, può ben essere considerata, allora, un nodo imprescindibile di una rete non solo nazionale ma che interessi tutta l’area del Mediterraneo secondo i migliori studi di urbanistica recente. “Urbanistica, cultura, turismo, artigianato e sviluppo sostenibile della città” I vantaggi della Grande Aversa sono facilmente immaginabili in termini di miglioramento dei servizi in genere e di organizzazione programmatica del territorio in particolare. Nessuna distinzione più tra il cit-tadino aversano ed il cittadino dei Comuni contermini con elevazione della qualità della vita per quei cittadini che, così facendo, sono diventati parte integrante di una grande città pur vivendo in “quartieri” che, comunque, conserveranno una certa autonomia. (Ed a questo proposito, consentiteci di aggiungere che anche le periferie degradate della città, diventando “quartieri” con propria autonomia attraverso la costituzione delle Circoscrizioni, potranno vedere risolti gran parte dei propri problemi). La “rivoluzione urbanistica sostenibile”, co-munque, ci è offerta dalla recente Legge Urbanistica Regionale n° 16/2004. In primis, ai sensi del comma 3 dell’art. 45, il Comune di Aversa è tenuto ad adottare il Piano Urbanisti-co Comunale (PUC) ed il Regolamento Urbanistico Edilizio Comunale (RUEC) entro tre anni dal perfezionamento della strumentazione urbanistica attuale. Orbene è evidente, anche per la grande opportunità che ci viene offerta, la necessità di por mano urgentemente alla re-dazione della nuova strumentazione urbanistica. All’articolo 32, infatti, viene finalmente in-trodotta la concreta possibilità di applicare,a comparti ben individuati, la ormai famosa pe-requazione urbanistica. Con questa metodologia non ci saranno più “terreni destinati all’esproprio” e “terreni destinati alla edificazione” che hanno costituito da sempre il modo di rendere ricchi alcuni ( ben noti e facenti parte dei gruppi di potere, trasversali e sempre in prima linea sia che avesse assunto il potere una Amministrazione di Sinistra che una di De-stra!) e ….. gabbati i più. Finalmente tutti i terreni del comparto avranno lo stesso “potere edificatorio” che vedrà così il compiersi di una giustizia sociale che ormai sembrava irrag-giungibile. Ovviamente i “vantaggi” pubblici non saranno solo quelli descritti ma già ciò ba-sta per rendere “centrale” al nostro Programma Elettorale la “questione urbanistica”. Il Ridi-segno della Città
è, allora, possibile in quanto il privato proprietario di suoli in città sarà to-talmente soddisfatto per effetto dell’acquisita capacità edificatoria del suo terreno (certificata dal Comune con un “attestato” commerciabile ovvero utilizzabile in proprio) e, quindi, ci sarà ampia facoltà da parte della Mano Pubblica. Si potrà, così, pensare alla “riqualificazione urbanistica” di alcune parti importanti quali, ad esempio, la Variante, ipotizzando anche au-menti volumetrici (ma strettamente legati alla localizzazione di “funzioni speciali” come le attività commerciali e/o del terziario), delocalizzando altri volumi per realizzare slarghi con aiuole, passeggiate, piste ciclabili ecc. Non minore importanza avrà la realizzazione di un percorso interrato che colleghi la fermata della metropolitana sulla variante alla stazione fer-roviaria, fino ad un parcheggio previsto sull’area standard alle spalle della linea ferroviaria verso Gricignano. Il tutto previa realizzazione della nuova Variante prevista più ad Est dal vigente P.R.G.. L’operazione sarà resa possibile con la diminuzione del traffico dovuta alla realizzazione del “Raccordo Anulare” ipotizzato proprio dall’on. Santulli con raccordi speci-fici tra gli assi viari di scorrimento veloce che già “circondano” Aversa. La dichiarata volon-tà di giungere ad una aggregazione di Comuni che possa vedere realizzata anche “fisicamen-te” una Grande Aversa, ci spinge a considerare la possibilità di una pianificazione del vasto territorio (concetto moderno di pianificazione “per area vasta”) che porterà, poi, material-mente a considerare come “centrale” della strategia di piano il recupero del centro storico “normanno” della città. Diventa, così, fondamentale l’applicazione della procedura prevista dall’articolo 17 comma 59 della Legge 15 maggio 1997 n. 127, così come recepito dall’articolo 120 del decreto legislativo 18 agosto 2000 n° 267 costituendo, cioè, una società mista pubblico-privato per la necessaria “trasformazione urbana”. La S.T.U. (Società di Trsformazione Urbana) può essere la “chiave di volta” anche per il recupero dei Beni Cul-turali. Infatti anche se la legge fu ispirata dalla necessità di riqualificare particolarmente aree industriali dismesse, si può applicare alla trasformazione e/o recupero di pezzi di città. Brani urbani degradati e, spesso, abbandonati come molti centri “antichi” che per effetto della a-vanzante urbanizzazione a danno del verde, hanno visto espulsi gli abitanti “storici” presto soppiantati, il più delle volte, da un ceto meno abbiente che, specialmente per il Sud, è costi-tuito da vere e proprie “colonie” di extracomunitari. La legge 368/98, così come recepita nel Codice per i Beni Culturali sancito con il Decreto Legislativo n° 42 del 22 gennaio 2004, propone la possibilità di gestione del patrimonio culturale da parte dei privati. È chiaramente difficile, però, conciliare l’interesse del “privato” che dispone del management capace di ri-schiare per produrre con maggiore efficacia ed efficienza (qualità di risultato e soddisfazione del cliente impiegando meno risorse ed ottenendo più risultati) con l’interesse del “pubblico” che deve raggiungere una sorta di arricchimento collettivo (culturale, economico ecc.) che potremmo definire “incremento di valore pubblico”, teoricamente perseguito con le mede-sime attenzioni all’efficienza ed all’efficacia degli interventi. Con le S.T.U. che sono state ideate per il “recupero urbano”, più che per la “trasformazione”, si è generalmente prevista la possibilità di affidare alle cure di una società ,con capitale a maggioranza privato, un pez-zo definito di città dando facoltà di provvedere alla preventiva acquisizione, anche in con-cessione, delle aree interessate da interventi di trasformazione e/o recupero urbano, consen-sualmente secondo le modalità stabilite dall’art. 5-bis del D.L. 11.07.1992 n° 33 convertito con modificazioni nella legge 8.08.1992 n° 359, ovvero tramite ricorso alle procedure di e-sproprio su mandato del Comune (che con la perequazione urbanistica introdotta con la L.U.R. avrebbe proprio vita facile!), assumendo anche in concessione aree di proprietà degli Enti locali, per procedere poi alla trasformazione e/o al recupero ed alla commercializzazio-ne delle stesse. La novità interessantissima è che il soggetto preposto alle “cure” è, sostan-zialmente, un “privato” che si muove, però, con la forza del “pubblico” (in quanto quest’ultimo partecipante alla azione societaria, preferibilmente in quota maggioritaria). Ov-viamente il rapporto pubblico – privato è regolato da una apposita convenzione che fissa i limiti e gli obblighi. È evidente allora che, poiché nel “pezzo di città” su cui si interviene, con un progetto globale che, ovviamente, è anche la sommatoria di progetti puntuali, sono da includere tra gli interventi possibili anche quelli sui beni culturali. Dov’è la convenienza per la S.T.U., che agisce chiaramente per fini di utile economico, a considerare tra le priorità anche il recupero e la gestione di beni culturali? È evidente che il tutto va riguardato nel complesso dell’intervento. I beni culturali, spesso abbandonati e degradati come l’ambiente che li circonda, rappresentano i veri “attrattori” di interesse per quel pubblico che si vuole invogliare a rianimare ed a far rivivere le parti necrotiche del “corpo città”. Il bene culturale, insomma, è interessante non tanto per l’utile intrinseco che se ne può trarre dalla sua gestio-ne ma costituisce parte integrante del “prodotto” complessivo che si realizza. Non deve esse-re, pertanto, il solo articolo di legge che deve interessare l’operatore economico ma il “com-binato” di opportunità offerte dalle varie leggi in materia che regolano il complesso campo dell’urbanistica – mercato – beni culturali. Il degrado dei beni culturali, con la gestione della S.T.U., è comunque occasione di lavoro per giovani che, riuniti in apposite cooperative, pos-sono provvedere al recupero( anche attraverso il vero e proprio restauro), alla sorveglianza ed alla fruizione turistica degli stessi. “Riorganizzazione della “Macchina Amministrati-va Comunale”. Spesso il cittadino comune è portato ad inveire contro gli “Impiegati Co-munali” tacciandoli di inefficienza ( se non di incapacità!). Ma poco conosce il cittadino il “mostro burocratico” che non mette in condizione il povero “servitore” della Cosa Pubblica di espletare al meglio il proprio servizio. È compito dell’Amministrazione rammodernare e rendere efficiente la macchina. Partendo dall’assistenza ai Dirigenti, dettando agli stessi in-dirizzi chiari e senza imposizioni, lasciando che possa essere esplicitata al meglio la loro professionalità. Una azione concreta può essere il decentramento telematico , con la cosid-detta T.I.C. (Tecnologia Informatica della Comunicazione), per consentire ai cittadini di fruire dei servizi comunali in luoghi decentrati. Il tutto va coordinato con corsi di formazio-ne “ordinari”, peraltro previsti dalla legislazione vigente, che l’Amministrazione comunale si impegna a realizzare. Risanamento del Bilancio Comunale Sarà compito della Ammini-strazione mettere in atto una strategia economica innovativa per reperire risorse . Con la le-gislazione nazionale vigente è sempre più facile la formazione di società di servizi, a totale o parziale partecipazione pubblica, per la gestione di funzioni che, da onerose, possono di-ventare anche fonte di introiti per le casse comunali. Senza trascurare la possibilità offerta dalle legislazione vigente di trovare “sponsor” che possano offrire, in cambio di pubblicità, particolari servizi quali la produzione di certificati ovvero la fornitura di servizi telematici a completamento di forniture vinte con regolare gara di appalto. Politiche Sociali È compito di una sana Amministrazione Comunale dare impulso allo sviluppo alle relazioni intersociali favorendo l’integrazione dei diversamente
abili, degli immigrati, dei senza lavoro, dei disa-dattati e di tutti quanti, per un motivo o per l’altro, vivono “ai margini” della cosiddetta “So-cietà Normale”. In primis occorre organizzare un sostegno sistematico alle “famiglie”, nu-cleo fondante della Società e primo “rifugio” delle persone in difficoltà. Occorre sviluppare e qualificare gli interventi di “solidarietà organizzata” facendo sentire il servizio pubblico come un “partner” e non come “delegante” nell’azione di protezione sociale. Una azione in-teressante è sicuramente la istituzione di un “Call Center” comunale che possa ricevere le richieste di aiuto di anziani soli e, contemporaneamente, attivare una squadra dei Servizi So-ciali per una assistenza domiciliare. Il collegamento costante con il mondo del Volontariato, specialmente quello giovanile, costituisce una politica sociale attenta ai bisogni dei cittadini. Una problematica importante da affrontare è la “integrazione lavorativa” di una divabilità molto diffusa quale la sindrome di Down. L’Amministrazione istituirà la “Consulta dei Ge-nitori” che sarà deputata ad analizzare, studiare e proporre tutti quegli interventi che risulte-ranno utili per stemperare il conflitto generazionale con l’ausilio di specialisti. Università, Pubblica Istruzione, Edilizia scolastica Nel sistema scolastico comunale occorre riordinare una serie di aspetti, situazioni, condizioni, iniziative che per la maggior parte già esistono nei diversi ambiti. Ogni elemento ha bisogno di diventare prassi di sistema inserito in un quadro normativo in evoluzione sia sul piano costituzionale che nella legislazione nazionale di settore, sia nei rapporti fra governo nazionale e governo provinciale attraverso accordi che garantiscono all’autonomia delle scuole di Aversa margini di manovra superiori a quelli pre-visti. Gli orientamenti politici che stanno alla base del nostro “Progetto Scuola” possono essere così sintetizzati: 1. una visione unitaria e sequenziale dei processi educativi e formati-vi che vanno dai primi mesi di vita fino al raggiungimento di una maturità che permette al soggetto di vivere con responsabilità le situazioni che la vita gli pone davanti ed è in grado di assumere decisioni con responsabilità. In questa prospettiva si inserisce l’idea di porre nel comparto qui esaminato non solo le esperienze scolastiche tradizionali ma tutti i processi educativi formativi e di orientamento che vanno dai servizi alla primissima infanzia, fino al-le politiche giovanili. Da qui anche l’esigenza di garantire processi di continuità sia lungo la filiera dei servizi educativi sia verso le esperienze di vita nelle comunità; 2. la convinzione che fino alla maggiore età le attenzioni verso un ragazzo devono essere prevalentemente a carattere educativo, formativo e di orientamento alla vita di comunità ed al lavoro, lasciando ad esperienze successive il compito di attivare la specializzazione professionale del soggetto. L’intento è di dare un metodo per la vita utilizzando modalità pedagogiche, didattiche e di apprendimento diversificate che vanno dagli approfondimenti concettuali allo sviluppo della manualità, dai contenuti tecnici alle esperienze in ambienti di lavoro guidati; 3. il desiderio di attivare supporti ed azioni attive verso coloro che sono tentati di abbandonare le esperien-ze formative ritenendo inutile per la propria vita spendere altro tempo nel mondo della scuo-la; 4. il garantire a tutti la possibilità di cambiare anche in corsa la propria strada e di non dover retrocedere se ci si accorge di aver sbagliato la scelta una volta conclusa la scuola me-dia. Non è facile costruire dei modelli scolastici flessibili ed a misura di ragazzo tuttavia bi-sogna attivare iniziative che sperimentano in questa direzione e pongono le basi per portare a sistema il passaggio da una scuola ad un’altra; 5. la valorizzazione dei ruoli di tutti i soggetti che operano a diverso titolo in un sistema educativo policentrico, dove sono coinvolti sog-getti che presentano ampia autonomia pur essendo legati fra di loro dalla condivisione della stessa “mission”; 6. la consapevolezza che il sistema formativo fatto di operatori, insegnanti e operatori non docenti che dimostrano di saper cogliere il nuovo e farlo proprio, che hanno la voglia e la capacità di sperimentare, ed ai quali il governo provinciale possa riconoscere, anche sul piano economico, il loro ruolo fondamentale nella vita del sistema. E’ necessario proseguire nel rispetto di una continuità con il passato, ma consapevoli delle novità che si stano sviluppando. Rispetto ad esse la Provincia reclama una propria autonomia e ritiene di essere in grado di disegnare un proprio modello di supporto alle nuove generazioni che gli consenta di “dare gambe” agli obiettivi strategici della Giunta Comunale, specie per quanto riguarda la valorizzazione delle risorse umane e la creazione di sinergie significative. Il si-stema formativo, a forte governance pubblica, sia sul piano regolamentare che per quantità di offerta, vede al suo interno anche l’intervento privato sociale, senza fini di lucro, la cui consistenza è differenziata a seconda delle tipologie di servizio. L’obiettivo è di mantenere questo modello anche in futuro con una presenza precisa dell’ente pubblico nella program-mazione e nel monitoraggio e con la decisa prevalenza delle istituzioni educative e formati-ve pubbliche. A questa sintesi per il Programma generale del Candidato Sindaco, farà segui-to un’ampia consultazione con i soggetti coinvolti nel sistema educativo e formativo comu-nale dalla quale potranno scaturire suggerimenti, approfondimenti e apporti significativi in modo da giungere ad una stesura definitiva ampia, completa e condivisa. Il documento finale sarà punto di riferimento dell’assessorato durante tutta la consiliatura e guida per i provve-dimenti di Giunta da porre all’attenzione del Consiglio Comunale. È comunque necessario ripartire dalla scuola per rilanciare i valori che determineranno quelle culture che diventano indispensabili per esaltare le peculiarità della famiglia che oggi sembrano svanire. Al “Pro-getto Scuola” va affiancato un piano per il raggiungimento della ottimizzazione dei servizi scolastici in genere curando anche il recupero di edifici destinabili all’attività. La presenza di strutture universitarie di notevole rilievo può caratterizzare la Grande Aversa con le con-notazioni di una città universitaria come Perugia. Bisogna attivare i supporti politici e le i-niziative a carattere cittadino in grado di far approvare la costituzione di un Politecnico per riunire le due Facoltà già esistenti sul territorio e rendendo, quindi, la sede accademica auto-noma ed indipendente dalla SUN. Non più “Seconda Università di Napoli” ma “Politecnico di Aversa”. La costituzione di un Campus all’interno della vasta area della Maddalena sarà occasione anche per la localizzazione nello stesso luogo del nuovo Istituto Alberghiero che, con la sua attività istituzionale, possa rappresentare il supporto logistico per la Mensa. Oltre a continuare ad essere il riferimento per le attività di “accoglienza istituzionale” che la Pub-blica Amministrazione mette in atto per le necessarie politiche di relazioni extracomunali, nazionali ed internazionali. Sarà qualificante per l’Assessorato alla Pubblica Istruzione, la promozione di attività scolastiche ed extrascolastiche, specialmente per la conoscenza e la valorizzazione della storia delle origini normanne della città, proprio per esaltare le peculia-rità di Aversa quali, appunto, la sua normannità, oltre al suo essere città della musica, del commercio e dell’artigianato. Cultura, Sport e tempo libero Bisogna esaltare il substrato culturale rimarcando la grande tradizione che contraddistingue la nostra città senza trascura-re una riorganizzazione delle attività sportive e per il tempo libero. Specialmente coordinan-do le attività delle numerose associazioni presenti sul territorio. Sarà determinante per la po-litica amministrativa il c
ollegamento organizzativo con le scuole di ogni ordine e grado per la perpetuazione delle manifestazioni che hanno già caratterizzato l’impegno delle varie Amministrazioni del passato recente quali il Palio di Aversa Protocontea Normanna, i grandi eventi dedicati ai musicisti Cimarosa, Iommelli ed Andreozzi nonché .i vari appun-tamenti di promozione turistica ed enogastronomica. Alle attività sportive vanno collegati screening annuali condotti nelle scuole di ogni ordine e grado al fine di esaltare il ruolo della scuola come “organo di prevenzione” oltre che di formazione. Prioritario diventa per la città la costruzione di una pista di atletica e di attività di promozione dello sport per gli over 60 per i quali l’attività motoria è concreto aiuto per la ricerca dello “elisir di lunga vita”.Igiene urbana, Verde pubblico, Arredo Urbano Allo stato delle cose, occorre mettere in essere un programma di privatizzazioni, anche con la creazione di “municipalizzate”. Fondamenta-le è una azione dipartimentale, in rete con diversi soggetti, tra cui in particolare la ASL, per monitorare efficacemente quei fenomeni che sono alla base di numerose mortalità per esiti cancerogeni. Ciò consentirà di localizzare i fenomeni e le aree particolarmente interessate, grazie anche alla precisa collaborazione dei medici di base, onde intervenire risolutivamente per il raggiungimento della “vivibilità minima” richiesta ad una città del XXI secolo. Anche attraverso una seria incentivazione della “gestione” del “bene rifiuto” per un completo cir-cuito virtuoso di “riciclo”. Bisogna attivare meccanismi di aggregazione che possano vedere “trattati” i rifiuti a livello locale, magari realizzando il “ciclo del maiale” (cioè il ciclo del “non si butta nulla”!) con la creazione di una “filiera del rifiuto” con impianti di selezione, trattamento e riciclo. A tutto vantaggio dell’Ambiente. Per risolvere definitivamente il pro-blema rifiuti, comunque, si deve ridurre almeno del 50% la quantità di RSU che vengono portati alle discariche ormai al collasso. Per riuscire in tale intento occorre incrementare il più possibile la raccolta differenziata, puntare sugli impianti di recupero e riciclaggio e co-struire un termovalorizzatore. La realizzazione di un termovalorizzatore dà la possibilità di poter smaltire le tonnellate di CDR prodotte dall’impianto di Santa Maria La Fossa, che in attesa di smaltimento sono state dislocate in vari siti dei comuni limitrofi. Ovviamente eli-minando anche le quantità enormi di rifiuti di ogni genere sparse ovunque. “Nulla si crea nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”. Il problema dei termovalorizzatori è che “brucia-no” di tutto, oltre a plastica, carta e legno, anche metalli vari, e, purtroppo anche sostanze tossiche di ogni genere dalle vernici agli accumulatori al piombo per fare un esempio, cioè tutto quello che può andare a finire nel cassonetto, anche ciò che non dovrebbe. In effetti le ricerche scientifiche dimostrano che gli inceneritori sono tra le fonti principali di emissione di diossine e metalli pesanti, e questo è riconosciuto in tutto il mondo. Oggi, con la nuova tecnologia applicata, è stato possibile, però, abbattere i fattori inquinanti. La presenza di un termovalorizzatore nelle vicinanze, comunque, non fa fare salti di gioia, però è un primo passo per superare l’attuale “impasse”. La termodistruzione è una tecnologia ormai consoli-data; l’energia termica dei fumi dei i rifiuti bruciati in forni inceneritori, viene convertita in entalpia del vapore acqueo che, tramite turbina, produce energia elettrica. La quantità di e-nergia recuperata è tuttavia minima rispetto all’energia che si può risparmiare mediante il ri-ciclaggio. Quindi un impianto termodistruttore non deve essere visto come soluzione ultima bensì come soluzione tampone nell’ attesa che gli stessi cittadini da un lato si “abituino” alle strade ormai sgombre dai rifiuti, e quindi ad apprezzare e rispettare “la propria terra”, dall’altro che vada a regime un sistema di raccolta differenziato incentivato dalle stesse am-ministrazioni locali. Ovviamente occorrerà intervenire sulla raccolta frazionata all’origine (per controllare chi separa cosa), tassando in base alla quantità e non al metraggio nonché differenziando meglio rispetto alle categorie merceologiche. L’obiettivo da raggiungere è implementare strategie di riduzione dei rifiuti alla fonte per ridurne al minimo lo stoccaggio, e fermare l’attuale accumulo indefinito. Una iniziativa del genere è stata realizzata nei co-muni della provincia di Torino, dove è stata ottenuta una costante crescita delle percentuali di raccolta differenziata misurabili sull’intero territorio provinciale: da circa il 6% nel 1996 al 36,3% nel 2005. Quanto è stato già realizzato nei comuni della provincia di Torino può essere realizzato nella città di Aversa., in particolare: – un circuito di raccolta domiciliarizza-to per la frazione secca residua delle utenze domestiche e non domestiche; – un circuito di raccolta domiciliarizzato per gli scarti organici umidi delle utenze domestiche e non dome-stiche; – un circuito domiciliarizzato di raccolta della carta dalle utenze domestiche e da en-ti/uffici e di raccolta del cartone da utenze non domestiche caratterizzate da un’alta produ-zione di imballaggi cellulosici; – circuiti di raccolta preferibilmente domiciliarizzati per gli imballaggi in plastica, in metallo e in vetro; – l’incentivazione dell’autocompostaggio degli scarti organici umidi e della frazione verde, in particolar modo per le utenze collocate in aree periferiche e rurali dei territorio comunale; – un circuito domiciliarizzato di raccolta delle batterie, incentivato da uno sconto (proporzionale alla quantità consegnata) di cui benefice-ranno gli stessi cittadini sulla tariffa dei rifiuti; – un circuito domiciliarizzato di raccolta di rifiuti ingombranti, in alternativa al sistema di raccolta nei “giorni stabiliti”, i cui benefici sono più che opinabili; – un sistema di raccolta domiciliarizzato dei rifiuti elettronici, incen-tivato da uno sconto (proporzionale alla quantità di rifiuti consegnata) sull’acquisto di lam-pade a risparmio energetico; – un circuito di raccolta domiciliarizzato degli oli vegetali, pre-via distribuzione di opportuni contenitori da parte dei gestori del servizio. Con il sistema di tassare in funzione della quantità di rifiuti prodotta si incentiva automaticamente il cittadino al riutilizzo; questo come primo grande vantaggio. Altri vantaggi derivanti dall’adozione del sistema di raccolta differenziata porta a porta sono: – Riduzione della quantità di rifiuti che verranno inviati alle discariche. – Compostaggio della frazione umida con conseguente recu-pero di energia sotto forma di biogas e di compostato da rifiuti che rappresenta un concime naturale. – Trattamento della batterie da parte di aziende specializzate con il conseguente re-cupero delle stesse. – Trattamento dei rifiuti elettronici da parte di aziende, con il conseguen-te recupero dei materiali preziosi in essi presenti. La riduzione degli olii negli scarichi fo-gnari, garantisce sicuramente un migliore funzionamento dell’impianto fognario. Per il ri-sparmio idrico è possibile: – Incentivare l’utilizzo dei rompigetto aerati, da applicare sia ai rubinetti, che alle docce. È stato dimostrato che l’utilizzazione di tale sistema produce un ri-sparmio idrico fino al 40%. I costi sono inoltre irrisori :1 euro per quelli da applicare ai rubi-netti, 25-40 euro per quelli da applicare alle docce. Incentivare l’istallazione di cassette W.C. a doppia cacciata negli appartamenti già realizzati; renderla obbligatoria per quelli da costruire. Una iniziativa simpatica da parte dell’Amministrazione comunale sarà l’appostamento in bilancio di una somma destinata allo “acquisto” delle pile esauste dai commercianti che le avranno raccolte e che, a loro volta, avranno praticato uno sconto all’acquirente di pile nuove che le avranno conferite. La politica di incremento del Verde Pubblico è fond
amentale per dare una migliore vivibilità, in termini di bilancio di ossigeno, per cui occorre che nella progettazione generale di sistemazione e ridisegno della città siano coinvolti esperti agronomi onde assicurare, oltre che l’abbellimento estetico, anche una buo-na impostazione fitosanitaria. Non disgiunta dall’igiene urbana è la costituzione di un vero e proprio “Polo Agroalimentare” che possa porsi come soggetto principale della valorizza-zione e promozione dei prodotti tipici agroalimentari: favorendo interscambi con altre strut-ture nazionali ed internazionali; promuovendo attività di divulgazione e informazione della produzione commercializzata; allargando la commercializzazione anche a prodotti biologici; partecipando a fiere nazionali ed estere; favorendo una concentrazione produttiva anche di piccoli produttori; imponendo standards qualitativi migliori anche a piccoli rivenditori di quartiere (i cosiddetti “fruttivendoli”). Una particolare attenzione per la salute dei cittadini, ma anche per snellire il traffico veicolare, è costituita dall’incentivazione ad usare le bici-clette. Occorre, oltre che con un campagna di sensibilizzazione, l’installazione per tutta la città di un adeguato numero di rastrelliere per il parcheggio delle stesse e, contemporanea-mente, istituire un servizio di noleggio pubblico di biciclette a basso costo. Turismo e Atti-vità produttive È obiettivo prioritario fare emergere la peculiarità di Aversa quale “attratto-re” di turismo anche e soprattutto per la grande presenza di una vasta rete commerciale e di attività artigianali che, da sempre, la caratterizzano. La “Città delle Cento Chiese” è un natu-rale “giacimento culturale”. Bisogna solo far “rinascere” i beni culturali presenti sottraendoli alla “giacitura”. Va rilanciato, con opportune iniziative, il tradizionale commercio che rap-presenta una vera e propria risorsa economica e civile lungo alcuni assi viari : via Sanfelice, via Seggio, via Roma senza trascurare le strade del Nucleo Normanno ed il quartiere spa-gnolo del Lemitone. La crisi dell’industria calzaturiera normanna, che da sempre occupa cir-ca tremila addetti, deve ricevere una particolare attenzione da parte dell’Amministrazione comunale. Occorre riprendere una vecchia idea: creare un Centro di Ricerca di Tecnologia Avanzata, nonostante tutte le recenti vicende anche localizzandolo nella ex Texas, per far si che l’Università possa provare a risolvere la crisi suggerendo nuovi processi produttivi per l’ottenimento di un prodotto di qualità che, creando un marchio apposito, possa trovare nuo-vi sbocchi di mercato. Compito della Pubblica Amministrazione deve essere l’incentivazione al “collegamento” tra i vari soggetti perché questi, con il “pubblico cataliz-zatore” possano, finalmente “fare squadra”. Per raggiungere qualsiasi obbiettivo, però, è fondamentale infondere la necessaria “sicurezza” nei cittadini e, particolarmente, assicurare una lotta senza quartiere sia alla micro delinquenza che alla grande piovra costituita dalla Camorra che opprime le nostre attività produttive. Il “vigile di quartiere” può rappresentare il primo passo per un maggiore raccordo tra il cittadino e la Pubblica Amministrazione. Fondamentale è la promozione di attività di una “educazione permanente” della cittadinanza per sviluppare una migliore sensibilità alla legalità. È certamente compito della Amministra-zione Comunale incentivare il raccordo interforze per il controllo sistematico del territorio. Democrazia e trasparenza Una sana amministrazione è tale solo se è “trasparente”. Presso l’Ufficio Relazioni con il Pubblico (URP), per le decisioni più importanti, dovrà essere co-stituito un apposito “sportello – referendum”. Concretamente, dovrà essere collocato lì un registro generale degli iscritti alle liste elettorali e, in un certo determinato tempo, ogni citta-dino potrà scegliere tra varie soluzioni proposte. Le assemblee popolari, opportunamente re-golamentate, così come il “Question Time”, saranno lo strumento di collegamento tra la P.A. ed il cittadino che, sempre, potrà dire la sua. Per una proposta o per una protesta. Hanno contribuito alla stesura di questo “programma”: ing. Elio Stefano Luiso; dott.ssa Imma La-ma; prof. Luigi Altobelli; ing. Giuseppe Mattiello; dott. Carlo de Cristofaro; ing. Francesco Menale; prof. Domenico De Rosa; prof.ssa Sivia Molinaro; dott. Emiliano D’Agostino; dott. Domenico Picone; dott. Vincenzo Gagliardi; ing. Ciro Rapicano; ing. arch. Romualdo Gui-da; arch. Franco Maggese; geom. Gaetano Iommelli; ing. Domenico Sglavo; dott. Eduardo Uccisero; arch. Raffaele Trotta; dott. Luigi Lombardi; On. Paolo Santulli.